Critica svogliata alla Critica della Ragion Pratica.

Due Atti Secchi ma uniti come uno solo Atto.
Inizio Primo Atto.


Leopardi è seduto su una panchina. Sta strappando delle striscioline di carta da un antico tomo del XIII secolo, e intanto piange. Kant intanto spiega la sua teoria mentre fa volare un aquilone grigio nel cielo, correndo.


Kant: ...e quindi il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me.
Leopardi: io non mi fido.
Kant: di?
Leopardi: di nessuno. Neanche di me.
Kant: ma la legge morale è dentro di te, testa di cazzo! Io la vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza!
Leopardi: ma se è dentro di te, come fai a vederla?
Kant: ma vederla si fa per dire, su...
Leopardi: (sospira)
Kant: ...
Leopardi: ...
Kant: che palle che sei.

Fine primo Atto/Inizio secondo Atto.

Kant fa atterrare l'aquilone, si siede sulla panchina accanto a Leopardi e sospira sconsolato. Strappa di mano il libro a Leopardi, che, triste, prova a mugugnare un pò, disapprovando. Poi smette. I due stanno un pò seduti in sienzio.

Leopardi: e poi ho paura del cielo, di notte.
Kant: per l'infinito?
Leopardi: no, per il buio.
Kant: non mi dirai che hai paura del buio, eh?
Leopardi: no, del buio no.
Kant: ...
Leopardi: ...
Kant: e quindi di che?
Leopardi: di che che?
Kant: di che hai paura?
Leopardi: delle cose nel buio.
Kant: e che sarebbero, queste cose nel buio?
Leopardi: più che "che sono", "chi sono".
Kant: E chi sono?
Leopardi: ...
Kant: beh?
Leopardi: sono gli ufo.
Kant: ...
Leopardi: ...
Kant: ...
Leopardi: ...
Kant: i che?
Leopardi: ...
Kant: I CHE?
Leopardi: niente, una cosa mia.

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