Inutile titolare.

Potrai perdonarmi, se lascio a te
il pianto
se non sembro capace di stare al tuo fianco
in questa mia vita di cui conosco i sapori
le gioie
finite
e piuttosto
i dolori.
Mi cruccio e mi affanno;
Viltà mi divide
Verità mi biasima,
e Virtù mi deride
spartendosi ore strappate dal vivo
di giorni che viaggiano, ma senza
un arrivo.
A te,
che mi guardi mortalmente ferita
sorridi sprezzante, e ti torci le dita,
e piangi in silenzio, che l'orgoglio intaccato
non potrà mai competere
col tuo cuore tagliato,
per gli attimi intensi che ci han dato emozione,
per quelle risate,
e per quella passione,
lascio il disegno di quel che sei stata
e l'idea dell'impegno con il quale t'ho
amata
e lascio il ricordo di quello che ero
nè degno, nè grande, nè giusto,
nè fiero.
Ora basta,
mi dici,
con questo trambusto
e sorridi un sorriso che fu mai meno giusto
un sorriso che un tempo sapevo sereno
un sorriso passato
sopra al quale mi areno
ed ecco tu, stanca, non vuoi avere più niente
da dire e da fare con questo serpente
me ne vado,
mi dici,
dalla tua non vita
ma io resto...
è il mio inverno
e non è
finita.
Rimango a guardare le ceneri spente
e continuo a pensare al dolore che niente
vorrà mai placare, per cui
con dolcezza
ti guardo e ti bacio, e poi una carezza,
e ti indico io la strada migliore
per uscire dal
buio
ch’è dentro al mio
cuore.

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